21.2.2023
Secondo una nuova ricerca solo un investitore su quattro dice di aver fornito informazioni successorie approfondite agli eredi: è un rischio sottovalutato
Di eredità si parla malvolentieri, anche quando i patrimoni in gioco sono consistenti e non sempre è facile affrontare l’argomento anche per i consulenti finanziari. Secondo una nuova ricerca condotta dalla società specializzata Cerulli Associates negli Stati Uniti esiste una chiara disparità fra le intenzioni dichiarate dagli investitori e la realtà descritta da chi ha ricevuto un’eredità. Circa otto intervistati su dieci (scelti fra soggetti in possesso di asset investibili compresi fra 100mila e 5 milioni di dollari) affermano di voler dichiarare agli eredi le informazioni sulla successione quando è ancora in vita. Nella maggioranza dei casi (54%), però, i percettori dell’eredità dichiarano di aver compreso l’entità dei beni ereditati solo dopo la morte del de cuius.
Appena un intervistato su quattro dichiara di aver già reso i potenziali eredi “molto ben informati” su quanto potrebbero ricevere, mentre un altro 41% sostiene di aver dato informazioni a un livello più generale. Secondo il rapporto Cerulli una delle possibili cause della reticenza a parlare dell’argomento nel dettaglio potrebbe derivare dal timore di rovinare l’armonia delle relazioni fra gli eredi.
Anche a livello globale le carenze di comunicazione sono decisamente diffuse: secondo un rapporto Ubs dello scorso ottobre circa la metà dei risparmiatori con oltre un milione di dollari investibili non avrebbe ancora dichiarato agli eredi l’entità degli asset e come sarebbero stati ripartiti. La comunicazione dovrebbe essere il più trasparente e aperta possibile per evitare malintesi e risentimenti tra gli eredi. Tuttavia, la comunicazione può spesso essere troppo reticente o tardiva”, ha raccontato a We Wealth il co-fondatore di Consultique Scf, Luca Mainò, “in alcuni casi, i genitori o i proprietari dell’azienda possono sentirsi a disagio a parlare della successione o possono avere preoccupazioni circa la reazione degli eredi alla distribuzione dei beni”. In altri, più semplicemente, il momento della comunicazione con gli eredi potrebbe arrivare troppo tardi, ha aggiunto Mainò. “E’ importante iniziare la pianificazione della successione il prima possibile e coinvolgere gli eredi fin dall’inizio del processo”, ha proseguito il consulente finanziario autonomo, “in questo modo, si può creare una maggiore comprensione e collaborazione tra le parti e creare un senso di coinvolgimento e responsabilità nel futuro dell’azienda o della proprietà”.
Eludere per troppo tempo la fatidica conversazione potrebbe creare problemi non solo nei rapporti, ma anche ripercussioni finanziarie degne di nota. “La mancanza di una pianificazione potrebbe dare adito a disaccordi tra gli eredi e potrebbe essere necessario liquidare gli asset per pagare le tasse di successione”, ha affermato Mainò, “inoltre, alcune famiglie possono essere tentate di dividere le attività in modo equo tra gli eredi, ma questa potrebbe non essere l’opzione più efficiente per l’azienda o la proprietà”. Nel caso la successione comprenda anche la proprietà di un’azienda si pone anche un problema di competenze: “Ecco perché, in quest’ultimo caso, è necessario fornire una formazione adeguata per garantire che gli eredi siano in grado di assumere il controllo in modo efficace”.
Pianificare l’eredità, da dove iniziare
I primi passi per affrontare una pianificazione successoria da tempo rinviata? Secondo Mainò gli elementi fondamentali per iniziare sono:
- “Valutare la situazione finanziaria e patrimoniale: è importante capire quali sono i propri beni, le passività e le risorse finanziarie. In questo modo, si può valutare l’entità dell’impatto fiscale e si possono identificare le opportunità per pianificare in modo efficiente la successione”.
- “Definire gli obiettivi: ossia la definizione dei beneficiari, la protezione dei beni contro i creditori, la tutela dei minori o dei familiari vulnerabili”.
- “Scrivere il testamento: è lo strumento giuridico che definisce come una persona vuole distribuire i propri beni dopo la sua morte”.
- “Valutare l’utilizzo di un Trust, che può essere utilizzato per gestire i beni durante la vita dell’individuo o dopo la sua morte”.
- “Aggiornare la pianificazione periodicamente: in particolare in caso di importanti cambiamenti nella propria situazione finanziaria o familiare, come il matrimonio, la nascita di un figlio, il divorzio, la morte di un coniuge, eccetera”.
- “Scegliere da chi farsi seguire (meglio un team formato da consulente finanziario, Scf, legali, fiscalisti)”